Trentacinque anni fa, l’allora presidente del Consiglio Giulio Andreotti dichiarava in un’intervista televisiva che l’Italia sarebbe uscita presto dalla crisi economica. Correva l’anno 1978. La situazione non sembra di molto cambiata ad oggi.
Rifletto sulla crisi, sul suo significato, mi perdo in astrazioni pindariche cercando di non precipitare nel calderone di ovvietà. Ripetere di continuo che il momento non è dei migliori, che l’economia è al collasso, di certo non predispone l’animo all’ottimismo. Il lamento è di per sé controproducente e per quanto mi riguarda anche pruriginoso.
È
nella difficoltà che brilla l’ingegno. E allora? Apriamo la mente e soprattutto
le porte di casa. Negli Stati Uniti e nel Nord Europa è ormai abitudine
radicata condividere mezzi, abitazioni o servizi. Il CouchSurfing, il servizio gratuito
di scambio di ospitalità e servizio di rete sociale, ne è un ottimo esempio. Già
nel 2009 un mio caro amico olandese offriva il proprio divano di casa a
sconosciuti ospiti (in pieno centro ad Amsterdam: mica male!) in cambio di
lezioni di cucina, pittura e lingue straniere.

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