venerdì 30 agosto 2013

LA GUERRA DI TANJA



Cosa può spingere una donna, così come un uomo, ad arruolarsi per combattere una guerra? A mio avviso non fa differenza che si parli di ribelli o degli eserciti nazionali. Le guerre non hanno mai salvato il mondo, hanno solo portato orrore, morte e distruzione. Con grande amarezza leggo la storia di Tanja Nijmeijer, una giovane donna olandese, che da oltre dieci anni combatte nelle FARC, le Forze armate rivoluzionarie della Colombia. La ragazza ha raccontato in una lunga intervista al Guardian di aver trovato la propria ragione di vita in Colombia, dove era arrivata come insegnante di inglese, del tutto ignara della guerra civile in corso nel paese sudamericano. Così dopo aver militato per un periodo tra i gruppi delle FARC a Bogotà, compiendo atti sovversivi di guerriglia urbana, Tanjia viene accolta tra i ribelli della giungla. Sceglie un nome di battaglia, Alexandra Narino, veste uniforme e fucile mentre impavida marcia, uccide, sequestra, tortura nemici. È consapevole della disumanità del proprio operato, ma non può esimersi dal ruolo di guerrigliera, convinta che prima o poi dalle loro armi sboccerà la pace. E pensare che la giovane ragazza da piccola sognava di diventare una suora, poi con gli anni ha cambiato decisamente idea e religione.

Hypocrisy and distortion are passing currents under the name of religion.

(L'ipocrisia e la distorsione sono catene che passano sotto il nome di religione).

Mahatma Gandhi

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