giovedì 18 luglio 2013

SEI CONNESSO?!



Una sera, a cena con amici, ho ascoltato le disavventure amorose di una tizia che per cercare di alleviare le sofferenze del suo cuore ha comprato un telefono cellulare di ultima generazione, lo ha avvolto in una custodia tutta rosa e lo ha battezzato “Cucciolo”. La ragazza confessa, inoltre, di sentirsi meno sola e di provare un gran conforto nel vedere sulla scrivania del suo ufficio il suo Cucciolo, sempre vicino e fedele.


Oggi, in coda al supermercato, sono costretto ad ascoltare la rumorosa conversazione di due signore sulla cinquantina, intente a spettegolare sulle foto di amici, veri o presunti, malcapitati adepti di facebook. Mi guardo intorno e vedo solo gente col telefonino in mano: scrivono, digitano, sorridono, borbottano. Ancora perplesso inizio a imbustare la spesa e chiedo alla cassiera se non sembra ridicolo anche a lei che le persone siano costantemente al telefono e lei taglia corto dicendo: ”Allora? Io tutte le sere auguro la buonanotte al mio cellulare!”.


Mi sono perso qualcosa, forse. Tento di capirne di più, salgo in metro, neanche a dirlo facce ipnotizzate su tablet e telefonini, e una volta a casa leggo (certo sul mio pc) che la mania per il i social sta diventando una vera e propria ossessione. Gli psichiatri la definiscono FoMo, Fear of Missing out, la paura di sentirsi esclusi da tutto ciò che sembri davvero contare, dalle ultime notizie, dalle novità. Soltanto la costante e continua connessione alla rete può impedire questa esclusione, perché, paradossalmente, ritroviamo la vita nel computer. Secondo un sondaggio di Mylife.com il cinquantasei per cento delle persone intervistate è terrorizzato dall’idea di perdersi il meglio quando non naviga su internet, visita i social network  o controlla le e-mail, dichiarando così di aggiornarsi immediatamente appena sveglio.


Tutto questo suona come una condanna, la tecnologia sovverte il suo ruolo, invece di unire il mondo, eliminando distanze e barriere, genera individualismi.  Avulsi dal mondo reale siamo fagocitati dall’universo virtuale, costretti a guardare la vita altrui attraverso la rete, che rivela la sua natura: paralizza e imprigiona la malcapitata preda.

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