Una sera, a cena con amici, ho ascoltato le
disavventure amorose di una tizia che per cercare di alleviare le sofferenze
del suo cuore ha comprato un telefono cellulare di ultima generazione, lo ha
avvolto in una custodia tutta rosa e lo ha battezzato “Cucciolo”. La ragazza confessa,
inoltre, di sentirsi meno sola e di provare un gran conforto nel vedere sulla
scrivania del suo ufficio il suo Cucciolo, sempre vicino e fedele.
Oggi, in coda al supermercato, sono costretto
ad ascoltare la rumorosa conversazione di due signore sulla cinquantina,
intente a spettegolare sulle foto di amici, veri o presunti, malcapitati adepti
di facebook. Mi guardo intorno e vedo solo gente col telefonino in mano:
scrivono, digitano, sorridono, borbottano. Ancora perplesso inizio a imbustare
la spesa e chiedo alla cassiera se non sembra ridicolo anche a lei che le
persone siano costantemente al telefono e lei taglia corto dicendo: ”Allora? Io
tutte le sere auguro la buonanotte al mio cellulare!”.
Mi sono perso qualcosa, forse. Tento di capirne di più,
salgo in metro, neanche a dirlo facce ipnotizzate su tablet e telefonini, e una
volta a casa leggo (certo sul mio pc) che la mania per il i social sta
diventando una vera e propria ossessione. Gli psichiatri la definiscono FoMo, Fear of Missing out, la
paura di sentirsi esclusi da tutto ciò che sembri davvero contare, dalle ultime
notizie, dalle novità. Soltanto la costante e continua connessione alla rete
può impedire questa esclusione, perché, paradossalmente, ritroviamo la vita nel computer.
Secondo un sondaggio di Mylife.com il cinquantasei per cento delle persone intervistate è terrorizzato
dall’idea di perdersi il meglio quando non naviga su internet, visita i social
network o controlla le e-mail,
dichiarando così di aggiornarsi immediatamente appena sveglio.
Tutto questo suona come
una condanna, la tecnologia sovverte il suo ruolo, invece di unire il mondo,
eliminando distanze e barriere, genera individualismi. Avulsi dal mondo reale siamo fagocitati dall’universo
virtuale, costretti a guardare la vita altrui attraverso la rete, che rivela la
sua natura: paralizza e imprigiona la malcapitata preda.
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