Cresciuta in loro compagnia, ho imparato da bimba a rispettare il loro modo di essere, le loro abitudini e a provvedere a tutti quei loro bisogni, che una vita in casa necessariamente condiziona. Non è un vanto alla mia bravura, ma a quella dei miei meravigliosi genitori di certo. Non soltanto in estate, ma durante tutto l'arco dell'anno si leggono articoli scandalosi su esseri spregevoli, capaci di maltrattare, abbandonare e ridurre in fin di vita gli stessi cuccioli da loro in precedenza adottati. Ininfluente il tempo trascorso con loro e l'affetto smodato che hanno ricevuto, gli umani sono capaci di atrocità gratuite nei confronti degli animali.
Si è scritto molto ma evidentemente ancora non abbastanza sull'argomento e per questo mio piccolo contributo ho deciso di raccontarvi una storia.
Schoep, un incrocio di pastore tedesco, è il compagno fedele di John Unger: un cane e un uomo. Diciannove anni e undici mesi insieme di vita, amore e rispetto. Il tempo indebolisce inesorabilmente le ossa di Schoep, privandolo, inoltre, del ristoro del sonno, a causa di una fortissima artrite. L'amico John non lo abbandona nel dolore, nella vecchiaia, ma lo stringe forte a sé nelle acque del Lago Superiore, Wisconsin: l'unico modo per farlo addormentare.
Se non vi ho convinti io, sentite lui...
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