Non
sono un critico televisivo, ma è con spirito critico che mercoledì scorso ho
assistito al suicidio mediatico della mia trasmissione radiofonica preferita. Sembra
una pura contraddizione in termini, detta così, ma lasciatemi spiegare. Ogni
sera a cena ascolto la radio, sintonizzandomi su Radio 24, con La Zanzara,
il programma condotto da Giuseppe Cruciani e David Parenzo. Caotico, amato e
odiato, circo informe di assurda umanità il prodotto nel complesso può sembrare
puro delirio. Io ritrovo, invece, in quelle grida la follia del mondo
contemporaneo. Ai due giornalisti è data l’occasione di apparire in prima
serata su Rete 4, con Radio Belva,
riproducendo fedelmente in tv la propria creatura radiofonica, con tanto di
ospiti, più o meno graditi, intenti a discutere su vari temi. Come il romanzo
di Marquez, Cronaca di una morte
annunciata, l’impalcatura della solida struttura radiofonica inizia
immediatamente a evaporare a contatto con le telecamere. I tempi radiofonici
non si adattano a quelli televisivi, la sovrapposizione delle voci genera una
confusione intollerabile e la scelta di personaggi all’interno della
trasmissione ne determina la disfatta definitiva. Il giorno seguente la trasmissione
viene sospesa in tv. Sapevo che non avrebbe funzionato. Sembra un banale modo
di dire ma la libertà mentale che offre la radio non può essere riprodotta
altrove, è come assistere a un gioco di prestigio conoscendone il trucco, una
svolta svelato non fa più effetto.
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